Roma, luglio 1659: "Sabbato saranno impiccate in Campo di Fiore cinque donne artefici di veleno che uccideva senza darne verun segno, col quale avevano fatto la carità di liberare quietamente da mariti spiacevoli gran numero di mogli scontente". Così si apre L'acquetta di Giulia. Mogli avvelenatrici e mariti violenti nella Roma del Seicento, dove la storica del diritto Simona Feci, docente presso l'Università L'Orientale di Napoli, ci catapulta all'interno di una vicenda apparentemente romanzesca, ma tremendamente reale, di disagio, ribellione e "sorellanza". Torna così alla luce una rete femminile che ha lasciato il segno nelle carte giudiziarie conservate presso l'Archivio di Stato di Roma e non solo. A riflettere sulla criminalità di genere del passato e del presente, tra cronaca e stereotipi, saranno Simona Feci e il magistrato Marcello Bortolato.