Il XX secolo americano della letteratura è un’officina di fantasmi e di voci. Dalle radici puritane, con i loro fantasmi morali, emerge una letteratura che è un corpo vivo, pulsante e malato, un delirio di voci, un groviglio di corpi e di menti. Mentre l’aria si riempie del rumore bianco di DeLillo, il passeggero senza nome, raccontato da Mc Carthy, attraversa l’America del fallimento e della disperazione. Non trovano pace i ragazzi della Nickel di Whitehead, intrappolati in un incubo di soprusi e di razzismo. E infine, c’è il Portnoy di Roth, insofferente di tutto e di tutti, ma soprattutto di sé stesso.