Questo principio era uno dei cardini delle Prose della volgar lingua, fondamentale trattato sulla lingua italiana scritto da Pietro Bembo e uscito, nella sua prima edizione a stampa, nel 1525. Frutto di anni di studi, analisi di testi pregressi e riflessioni, il saggio risolse definitivamente la "questione della lingua", proponendo il toscano del Trecento come base unitaria per l'italiano letterario che conosciamo oggi. Secondo Bembo l'idioma usato nella scrittura non doveva avvicinarsi a quello correntemente parlato, figlio di dialetti e orfano di uno standard – pena una perdita di "gravità e grandezza" – bensì essere pensato per risultare gradito in ogni epoca. L'autore individuò i perfetti modelli da seguire nel Canzoniere di Petrarca (per la poesia) e nel Decameron di Boccaccio (per la prosa), ponendo le basi per la definizione delle regole della lingua che ancora oggi parliamo e utilizziamo per comunicare. Di questo testo dall'importanza capitale ci parlerà il linguista Matteo Motolese.