Storie che segnano il passaggio delle frontiere, ma anche i rapporti tra genitori e figli e tra le generazioni, il prima e dopo delle guerre jugoslave, il confine tra le diverse origini e le ideologie, tra le città e i piccoli paesi, tra quello che percepiamo e la drammaticità della realtà: i protagonisti dell'ultimo romanzo di Elvira Mujčić (La stagione che non c'era) e del graphic novel di Boban Pesov (C'era una volta l'Est) ci portano a varcare e mettere in luce divisioni e limiti, in un gioco di scambi, ritorni, rivendicazioni familiari che diventano racconto sociale e politico della recente storia europea. Elvira Mujčić mette in scena, in un romanzo intenso e vero, anche bambini e ragazzi subito prima della guerra nei Balcani degli anni Novanta, per mostrare come i conflitti non scoppiano all'improvviso ma spesso i segnali non li riusciamo o vogliamo vedere in tempo. Nel viaggio di ritorno raccontato da Boban Pesov troviamo una terra ancora profondamente ferita e il racconto di cosa significa lasciare il proprio Paese e di come la memoria possa diventare una patria comune.